MARCO GIANFREDA

Marco Gianfreda nasce a Roma l'11/3/1974.

"Mi occupo di regia e di scrittura per il cinema, perché raccontare storie è la mia ossessione. Storie con una premessa realistica ma con un finale nel quale la vita diventa un pò ideale. Meno male.
Pratico la vela a livello agonistico e vado a pesca, meglio se in posti difficili, dove si cade, ci si bagna, si prende freddo. Mi piace usare il mio corpo nella natura e riportare a casa i segni della battaglia.
Sono indisciplinato e digerisco malvolentieri le regole, perché so che quando si infrange un divieto si scopre sempre una verità. Gli studi filosofici mi hanno però chiarito che non sei un vero ribelle se non hai rigore. Quello della creatività".

Marco, ha partecipato alla terza edizione di Masterchef. Non ha avuto un rapporto idilliaco con i tre giudici! Dopo un percorso con alti e bassi.....è stato eliminato per delle omelette......! Si è classificato in 11^ posizione.

LE DOMANDE COMUNI A TUTTI I CONCORRENTI:

1) Chi è, il concorrente delle 4 edizioni che più ti è piaciuto (come personaggio e come chef)?

Non avevo mai visto Masterchef prima della mia partecipazione, tanto che alla prima mistery box, non sapendo come funzionasse, appena entrato nella sala ho preso e scoperchiato la cassa. Non ho visto Masterchef dopo la mia partecipazione. Poiché per me si è trattato di una esperienza piuttosto traumatica, ho avuto il rifiuto. Posso perciò parlare solo dell’edizione che ho vissuto. Mi sono piaciuti i compagni che mantenendo un distacco mostravano di avere consapevolezza si trattasse di un gioco. Un gioco che, a volte, non aveva niente a che fare con la cucina. La cosa bella (in generale il rapporto coi compagni è la cosa che ricordo con maggior piacere) era vedere nelle esterne i ragazzi lavorare, ove capitava, a piatti che si avvicinavano alla tradizione della loro regione di origine.

2) Chi secondo te, può vincere questa 5^ edizione?

Vedi sopra.

3) Con chi hai legato di più nella tua edizione?

Ho avuto un buon rapporto con tutti i ragazzi, ed ho ammirato di ciascuno qualcosa. La dolcezza di Emma, l’intelligenza di Federico, la schiettezza di Michele Cannistraro, il carattere forte di Ludovica, la semplicità di Salvatore, il “Ciao Marchino” tutte le mattine di Alberto Naponi, la determinazione di Eleonora, la simpatia di Almo, l’impulsività di Michele Guida, la concentrazione di Enrica, l’eccentricità di Rachida, la bontà di Laura, l’amabilità di Giorgio, le divertenti contraddizioni di Jessica, la discrezione di Haery, la follia di Daniele, la sportività di Giovanna, l’esuberanza di Beatrice, la fanciullezza di Margherita. Moltissimi di loro mi vengono a trovare spesso a Roma, e naturalmente si cucina assieme.

4) Sinceramente, pensi che la tua posizone sia stata giusta o meritavi di più (o anche meno...)?

La cucina è anche un fatto quantitativo. Vale a dire da quanto tempo la pratichi e con quale frequenza. Cucinando per lo più giornalmente da quando avevo 16 anni, ovvero da 24 anni, certamente mi aspettavo di essere capito di più e che la mia cucina potesse essere maggiormente apprezzata. Ma a parte il montaggio che ha praticamente raso al suolo la mia presenza nelle puntate, non mi è mai stata data l’occasione di emergere (e sia chiaro, l’occasione ti viene concessa, non la determini da solo). Evidente a tutti l’ostilità dei tre giudici nei miei confronti. Masterchef non è un posto dove si vive bene. E con questo non intendo la dimensione di stress nella quale si è spinti affinché il programma risulti più attraente per il pubblico, parlo piuttosto delle condizioni nelle quali si è costretti a vivere a telecamere spente. Mal digerire questo, diventando fin da subito il sindacalista dei concorrenti, certamente non ha aiutato il mio percorso.  

5) Rifaresti l 'esperienza di Masterchef ?

E’ un’esperienza che non rifarei mai. Fatto salvo il rapporto con i compagni che conservo tuttora e con qualche altro ragazzo di produzione, si è trattato di un vero incubo. Non lo so neanche io come ho fatto a durare tanto.

6) Dopo Masterchef, la tua vita è rimasta uguale o è cambiata (in meglio o peggio)?

La mia vita è rimasta la stessa. Continuo ad occuparmi di scrittura per il cinema e di regia. Tuttavia la visibilità che (nonostante tutto) la trasmissione mi ha dato mi ha permesso di far conoscere con più facilità e a un maggior numero di persone la mia attività di personal chef e di insegnante di cucina. Attività che riesco con gioia a portare avanti parallelamente al mio lavoro primario.

7) Qual'è l'esterna che ricordi con maggior piacere?

Le esterne sono la cosa più bella di Masterchef. Si lavora gomito a gomito e coi minuti contati, portando a termine servizi impossibili. E’ lì che si vedeva la vera capacità, sia tecnica, sia manuale, sia di gestione delle energie mentali e delle singole competenze. Anche se non si è visto, sono spesso stato capitano o capitano in pectore, perché mi piace prendere responsabilità. Come nella primissima esterna, in cui mi sono occupato praticamente da solo di 25 petti d’anatra da un chilo e mezzo. Rosolati, preparati per il forno, infornati, scaloppati (600 fette). O anche l’esterna di Napoli, dove servire un fritto caldo piuttosto che gelato incredibilmente non ha pagato. Belle le esterne, almeno fino al responso finale, spesso incomprensibile.

8) Come hai fatto (se ci sei riuscito......) a mantenere il silenzio (con amici, parenti o conoscenti) nei mesi di attesa tra la partecipazione e la messa in onda del programma?

Non ci sono riuscito. Ma solo perché avevo bisogno di manforte. Ero arrabbiato e cercavo incoraggiamento dall’esterno, visto che dall’interno nemmeno l’ombra.

9) Secondo te.....sei stato trattato dalla produzione: 1)da concorrente di un concorso di cucina, 2) da concorrente del grande fratello 3) da attore inconsapevole

Masterchef non è un concorso di cucina, è una trasmissione televisiva. Anche se chi vince o arriva in alto è senz’altro bravo, questo è certo. Anche perché a Masterchef c’è modo (se ti viene dato) di crescere. Essere messo fra i migliori in una prova ti dà morale e spinta a migliorare. Ti fa entrare nella logica del programma. Ti fa comprendere i meccanismi. Ti avvicina all’idea di impiattamento che funziona. (I piatti di Masterchef il pubblico non li assaggia, li guarda e basta). Se questa opportunità non ti viene data come nel mio caso resti un corpo estraneo, che lotta con le sue sole forze contro qualcosa che non comprende.
Quindi, come sei trattato dalla produzione? In ogni caso, tanto se sei acconcio alle logiche autoriali e quindi arrivi in alto, quanto se non lo sei affatto, sei comunque trattato male. Non è che io sia un lord inglese, sono un ragazzetto di periferia cresciuto con nonni contadini, eppure molte volte, assieme ai miei compagni, sono stato messo in situazioni al di sotto del minimo decoro.  


10) il tuo sogno nel cassetto......

Il mio sogno è quello di poter realizzare un film sulla cucina, raccontata nella sua veracità, fuori dalle mode. Quella del sugo che quando è cotto si risepara dall’olio.  
In generale, sogno e cerco di restare sempre a contatto con la bellezza. E la cucina ne è una delle più degne e sfavillanti interpreti.

Elia S:

Dove avete alloggiato durante le registrazioni a Milano?

In un residence.

Chi secondo te, nella tua edizione, avrebbe meritato più di tutti una posizione migliore?

Sono sincero fino alla fine. Io.

Veronica Z.:

Non pensi che a Masterchef ti abbiano sottovalutato?

Sottovalutato? A Masterchef non mi hanno proprio valutato! Nella prima mistery box trovammo le animelle, prodotto che conosco molto bene poiché tipico piatto del quinto quarto, la cucina dello scarto, molto comune nella cucina romana. Fui l’unico a chiarificare il burro per poter friggere l’animella senza che il burro annerisse (la chiarificazione del burro è una preparazione necessaria se si vuole friggere, farlo in soli 40 minuti non è cosa semplice). Fui messo subito fra i peggiori. Da lì ho capito tutto.   
Magra consolazione: quando mi mandarono via, gli operatori di macchina della trasmissione vennero a salutarmi dicendo che non potevano credere mi avessero eliminato.  

Dei tre giudici, chi è il più prodigo di consigli e chi il più divo?

In tutta la mia esperienza in trasmissione ho ricevuto un unico e solo consiglio, da Carlo Cracco: “Il pan di spagna taglialo con il coltello a sega!”. Per carità, in quella circostanza un consiglio utilissimo, però è stato l’unico. Più di questo non posso dire, con loro non ho avuto pressoché alcun rapporto.

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Maria G.M.:

Dopo una grande collaborazione con il Cannibale (Michele Cannistraro) e pentole Agnelli, hai dei programmi nel prossimo futuro che riguardano la cucina?

L’esperienza con Michele per Pentole Agnelli è stata stimolante e divertente. Con lui mi trovo bene, ha tanto carattere e capacità. E ci compenetriamo. In quella serata, senza neanche accorgercene abbiamo fatto 600 piatti in due!
Ho in programma di continuare a realizzare eventi come personal chef (fra terra, mare e vegetariano propongo una carta di circa 60 piatti che il cliente può scegliere secondo i suoi gusti) e come insegnante di cucina (il mio cavallo di battaglia è il “Corso per sopravvivenza di coppia”: impara i dodici piatti che faranno sopravvivere te e la tua relazione!).      

Dopo Masterchef, il tuo successo con le donne è aumentato?

Ma quale successo con le donne?! Non mi si fila nessuno! E quelle poche che finora mi hanno filato avrebbero di gran lunga preferito un veloce tramezzino al prosciutto piuttosto che tutto quel casino che gli combinavo in cucina!

 

Secondo te.....a Masterchef, chi conta di più.....il giudizio dei giudici o il volere degli autori?

Il parere dei giudici conta, ma non è nulla in confronto al peso che rivestono gli autori.

Visto che lavori nel mondo del cinema.....secondo te, il montaggio così spinto del programma è una scelta corretta? Oppure, distorce evidentemente la realtà?

Il programma ha un grande successo perciò è evidentemente una scelta corretta. Altro discorso l’aderenza alla realtà. E’ tv, quindi il contrario della realtà.
Nei miei confessionali giuro che facevo sganasciare di risate operatore, autrice e segretaria d’edizione. Non ne hanno montato nessuno. Dovevo essere l’antipatico, lo scontroso.
Così come, una volta deciso di eliminarmi a metà percorso, non potevano certo tenere per il pubblico tutto lo spazio e il peso che avevo. Così al montaggio hanno tagliato tutto.
Lo so’, mi è rimasto il dente avvelenato, ma l’ho dichiarato in partenza. Capitemi se potete!

Grazie Marco. Fabio M.